DENOMINAZIONE
ZARELIS COMPRESSA A RILASCIO PROLUNGATO
CATEGORIA FARMACOTERAPEUTICA
Altri antidepressivi.
PRINCIPI ATTIVI
Zarelis 37,5 mg compresse a rilascio prolungato: una compressa a rilascio prolungato contiene 37,5 mg di venlafaxina (come cloridrato). Zarelis 75 mg compresse a rilascio prolungato: una compressa a rilascio prolungato contiene 75 mg di venlafaxina (come cloridrato). Zarelis 150mg compresse a rilascio prolungato: una compressa a rilascio prolungato contiene 150 mg di venlafaxina (come cloridrato). Zarelis 225 mg compresse a rilascio prolungato: una compressa a rilascio prolungato contiene 225 mg di venlafaxina (come cloridrato). Eccipiente con effetto noto: lattosio 3,0/3,4/5,7/6,5 mg. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
ECCIPIENTI
Nucleo della compressa: mannitolo (E421), povidone K-90, macrogol 400, cellulosa microcristallina, silice colloidale anidra, magnesio stearato. Rivestimento: acetato di cellulosa, macrogol 400, padry Y 30 18037 (miscela di ipromellosa, lattosio monoidrato, biossido di titanio (E171) e triacetina).
INDICAZIONI
Trattamento degli episodi di depressione maggiore. Prevenzione delle recidive degli episodi di depressione maggiore. Trattamento del disturbo d’ansia generalizzato. Trattamento del disturbo d’ansia sociale. Trattamento del disturbo da panico, con o senza agorafobia.
CONTROINDICAZIONI/EFF.SECONDAR
Ipersensibilita’ al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. Il trattamento concomitante con inibitori irreversibili delle monoaminoossidasi (I-MAO) e’ controindicato a causa del rischio di sindrome serotoninergica con sintomi quali agitazione, tremore e ipertermia. Non si deve iniziare l’assunzione di venlafaxina se non sono trascorsi almeno 14 giorni dalla interruzione del trattamento con un I-MAO irreversibile. La somministrazione di venlafaxina deve essere interrotta almeno 7 giorni prima dell’inizio del trattamento con un inibitore irreversibile delle MAO (vedere paragrafi 4.4 e4.5).
POSOLOGIA
Posologia. Episodi di depressione maggiore: la dose iniziale raccomandata di venlafaxina compresse a rilascio prolungato e’ di 75 mg una volta al giorno. I pazienti che non rispondono ad una dose iniziale di 75 mg/die possono trarre giovamento da incrementi di dose fino ad un massimo di 375 mg/die. Gli incrementi di dosaggio possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o piu’. Se la gravita’ dei sintomi lorichiede, gli incrementi di dose possono essere effettuati ad intervalli piu’ frequenti, comunque non inferiori a 4 giorni. A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace piu’ bassa deve essere mantenuta. I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o piu’. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmentesu base individuale. Per la prevenzione delle ricorrenze di episodi depressivi maggiori (MDE) puo’ anche essere appropriato un trattamento a lungo termine. Nella maggior parte dei casi, la dose raccomandata per la prevenzione delle ricorrenze di MDE e’ uguale a quella utilizzatadurante l’episodio stesso. Il trattamento con medicinali antidepressivi deve durare per almeno 6 mesi successivi la remissione della malattia. Disturbo d’ansia generalizzato: la dose iniziale raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato e’ di 75 mg una volta al giorno. I pazienti che non rispondono alla dose iniziale di 75 mg/die possono trarre beneficio da incrementi di dose fino ad un massimo di 225 mg/die. Gli incrementi di dosaggio possono essere effettuati ad intervalli di 2settimane o piu’. A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose possono essere fatti solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace piu’ bassa deve essere mantenuta. I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o piu’. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale. Disturbo d’ansia sociale: la dose raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato e’ di 75 mg una volta al giorno. Non ci sono prove che dosi piu’ alte apportino benefici maggiori. Comunque, in singoli pazienti non rispondentialla dose iniziale di 75 mg/die, possono essere presi in considerazione incrementi fino alla dose massima di 225 mg/die. Gli incrementi di dosaggio possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o piu’. A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace piu’ bassa deve essere mantenuta. I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o piu’. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale. Disturbo da panico: si raccomanda l’uso di una dose di 37,5 mg/die di venlafaxina a rilascio prolungato per 7 giorni. Il dosaggio dovra’ poi essere aumentato a 75 mg/die. I pazienti che non rispondono ad una dose di 75 mg/die possono trarre beneficio da incrementi di dose fino ad un massimo di 225 mg/die. Gli incrementi di dosaggio possono essere effettuati ad intervalli di due settimane o piu’. A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace piu’ bassa deve essere mantenuta. I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o piu’. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale. Pazienti anziani: non si ritiene necessario alcun adattamento specifico della dose della venlafaxina esclusivamente sulla base dell’eta’. Comunque, si deveusare cautela nel trattamento dei pazienti anziani (per esempio, a causa della possibilita’ di insufficienza renale, della potenziale alterazione della sensibilita’ e dell’affinita’ verso i neurotrasmettitori che si verifica con l’eta’). Si deve sempre utilizzare la dose efficace piu’ bassa, e i pazienti devono essere attentamente monitorati quando si richiede un aumento della dose. Popolazione pediatrica: l’uso della venlafaxina non e’ raccomandato in bambini ed adolescenti. Studi clinici controllati in bambini ed adolescenti con disturbo depressivo maggiore non hanno dimostrato efficacia e non supportano l’uso di venlafaxina in questi pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 4.8). L’efficacia e la sicurezza di venlafaxina in altre indicazioni in bambini ed adolescenti al di sotto dei 18 anni non e’ stata stabilita. Insufficienza epatica: in pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata, in genere deve essere considerata una riduzione della dose del 50%. Comunque, a causa della variabilita’ individuale della clearance, una individualizzazione del dosaggio sarebbe preferibile. Esistono dati limitati su pazienti con compromissione epatica grave. Nel trattamento di pazienti con grave compromissione epatica si raccomanda di usare cautela; deve essere presa in considerazione una riduzione della dose di piu’ del 50%, e si devono valutare i potenziali benefici, rispetto ai rischi.Insufficienza renale: sebbene nessun adeguamento del dosaggio e’ necessario per pazienti con velocita’ di filtrazione glomerulare (VFG) compresa tra 30 e 70 ml/minuto, si raccomanda di usare cautela. Per pazienti che necessitino emodialisi ed in pazienti con grave danno renale (VFG < 30 ml/min), la dose deve essere ridotta del 50%.
CONSERVAZIONE
Blister in PVC-Policlorotrifluoroetilene/alluminio: questo medicinalenon richiede alcuna particolare temperatura di conservazione. Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dall’umidita’. Flacone in HDPE: questo medicinale non richiede alcuna particolare temperatura di conservazione. Tenere il flacone ben chiuso per proteggere il medicinale dall’umidita’.
AVVERTENZE
Suicidio/ideazione suicidaria o peggioramento clinico: la depressionee’ associata ad aumentato rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (eventi suicidio-correlati). Tale rischio persiste fino a che si verifichi una remissione significativa. Poiche’ possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane di trattamento o in quelle immediatamente successive, i pazienti devono essere attentamente monitorati fino ad avvenuto miglioramento. E’ esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio possa aumentare nelle prime fasidel miglioramento. Altre patologie psichiatriche per le quali la venlafaxina e’ prescritta possono anche essere associate ad un aumentato rischio di eventi suicidio-correlati. Inoltre, queste patologie possonoessere associate al disturbo depressivo maggiore. Le stesse precauzioni osservate quando si trattano pazienti con disturbo depressivo maggiore si devono pertanto osservare con altre patologie psichiatriche. Pazienti con storia di eventi suicidio-correlati, o che manifestano un grado significativo di ideazione suicidaria prima dell’inizio del trattamento, sono a rischio maggiore di ideazione suicidaria o di tentatividi suicidio, e devono essere attentamente monitorati durante il trattamento. Una metanalisi degli studi clinici condotti con farmaci antidepressivi in confronto con placebo in pazienti adulti con disturbi psichiatrici, ha mostrato un aumento del rischio di comportamento suicidario nella fascia di eta’ inferiore a 25 anni dei pazienti trattati con antidepressivi rispetto al placebo. La terapia farmacologica con antidepressivi deve essere sempre associata ad una stretta sorveglianza deipazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, specialmente nelle fasi iniziali del trattamento e dopo cambiamenti di dose. I pazienti(e chi si prende cura di loro) devono essere avvertiti della necessita’ di monitorare qualsiasi peggioramento clinico, l’insorgenza di comportamento o pensieri suicidari o di cambiamenti inusuali del comportamento e di cercare immediatamente un consulto medico se questi sintomi si presentano. Popolazione pediatrica: Zarelis non deve essere utilizzato per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di eta’. Comportamenti suicidio-correlati (tentativi di suicidio e ideazione suicidaria) e ostilita’ (principalmente aggressivita’, comportamento oppositivo e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza in studi clinici condotti tra bambini ed adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. Qualora, in base ad esigenze mediche, debba essere presa la decisione di effettuare il trattamento, il paziente deve essere attentamente monitorato per la comparsa di sintomi suicidari. Inoltre, non sono disponibili dati sulla sicurezza a lungo termine per la crescita, la maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale di bambini e adolescenti. Sindrome serotoninergica: con il trattamento con la venlafaxina, come con altri farmaci serotoninergici, puo’ svilupparsi sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, in particolare con l’uso concomitante di altri farmaci che possono influenzare il sistema neutrosmettitore serotoninergico (inclusi triptani, SSRIs, SNRIs, amfetamine, litio, sibutramina, l’Erba di San Giovanni [Hypericum perforatum], fentanil e i suoi analoghi, tramadolo, destroemtorfano, tapentadolo, petidina, metadone e pentazocina), con farmaci che interferiscono con il metabolismo della serotonina (quali gli I-MAO per es. blu di metilene), con precursori della serotonina (quali i supplenti del triptofano) o con antipsicotici o altri antagonisti della dopamina (vedere paragrafi 4.3 e 4.5). I sintomi della sindrome serotoninergica possono includere alterazioni dello stato mentale (es.: agitazione, allucinazioni, coma), instabilita’ autonomica (es.: tachicardia, sbalzi pressori, ipertermia), disturbi neuromuscolari (es.: iperreflessia, incoordinazione) e/o sintomi gastrointestinali (es.: nausea, vomito, diarrea). La sindrome serotoninergica nella sua forma piu’ grave puo’ somigliare ai sintomi della SNM, che comprende ipertermia, rigidita’ muscolare, instabilita’ autonomica con possibili rapide variazioni dei segni vitali e dello stato mentale. Se il trattamento con venlafaxina in associazione ad altri farmaci che possono influenzare i sistemi serotoninergico e/o dopaminergico e’ clinicamente giustificato, si raccomanda l’attenta osservazione del paziente, in particolare all’inizio del trattamento e agli incrementi di dose. L’uso concomitante di venlafaxina con i precursori della serotonina (come supplementi di triptofano) non e’ raccomandato. Glaucoma ad angolo stretto: in associazione con la venlafaxina, si puo’ verificare midriasi. Si raccomanda di monitorare attentamente i pazienti con pressione intraoculare aumentata, o pazienti a rischio di glaucoma ad angolo stretto (glaucoma ad angolo chiuso). Pressione sanguigna: aumenti dose-dipendente della pressione arteriosa sonostati comunemente riportati con l’uso di venlafaxina. Nell’esperienzapost-marketing sono stati riportati gravi casi di ipertensione arteriosa che hanno richiesto un trattamento immediato. Tutti i pazienti devono essere attentamente monitorati per verificare l’eventuale pre-esistenza di ipertensione arteriosa, prima di iniziare il trattamento con venlafaxina. La pressione arteriosa deve essere controllata periodicamente dopo l’inizio del trattamento e dopo aumenti di dose. Si deve usare cautela nei pazienti con condizioni preesistenti che potrebbero essere compromesse da aumenti della pressione arteriosa, quali i pazienticon funzionalita’ cardiaca compromessa. Frequenza cardiaca: si puo’ verificare un aumento della frequenza cardiaca, in particolare con i dosaggi piu’ alti. Si deve prestare cautela con i pazienti con condizioni preesistenti che possano essere compromesse da un aumento della frequenza cardiaca. Malattia cardiaca e rischio di aritmia: l’uso di venlafaxina non e’ stato valutato in pazienti con anamnesi di recente infarto del miocardio o malattia cardiaca instabile. Pertanto la venlafaxina deve essere usata con cautela in tali pazienti. Nell’esperienza post-marketing, casi di prolungamento dell’intervallo QTc, torsioni di punta (TdP), tachicardia ventricolare ed aritmie cardiache fatali sono stati riportati con l’uso di venlafaxina, specialmente in casi di overdose o in pazienti con altri fattori di rischio per il prolungamento dell’intervallo QTc e per TdP.
INTERAZIONI
Inibitori delle monoaminoossidasi (I-MAO). I-MAO irreversibili non selettivi: la venlafaxina non deve essere usata in combinazione con I-MAO irreversibili non selettivi. Non si deve iniziare l’uso di venlafaxina per almeno 14 giorni dopo l’interruzione del trattamento con un I-MAO irreversibile non selettivo. Si deve interrompere il trattamento con la venlafaxina almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un I-MAO irreversibile non selettivo (vedere paragrafi 4.3 e 4.4). Inibitore selettivo reversibile della MAO-A (moclobemide): l’associazionedella venlafaxina con un I-MAO reversibile e selettivo, come la moclobemide, non e’ raccomandata, a causa del rischio di sindrome serotoninergica. Dopo il trattamento con un I-MAO reversibile, va osservato un periodo di wash-out di almeno 14 giorni prima di iniziare il trattamento con venlafaxina. Si raccomanda di interrompere l’assunzione di venlafaxina almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un I-MAO reversibile (vedere paragrafo 4.4). I-MAO non selettivi reversibili (linezolid): l’antibiotico linezolid e’ un debole I-MAO reversibile e non selettivo, e non deve essere prescritto ai pazienti in trattamento con venlafaxina (vedere paragrafo 4.4). Gravi reazioni avverse sono state riportate in pazienti che avevano recentemente interrotto la terapia con I-MAO e cominciato quella con venlafaxina, o avevano recentemente interrotto la terapia con venlafaxina prima di iniziare quella con I-MAO. Queste reazioni includevano tremore, mioclonia, diaforesi, nausea, vomito, vampate, capogiro e ipertermia con manifestazioni rassomiglianti la sindrome neurolettica maligna, convulsioni e morte. Sindrome serotoninergica: come con altri farmaci serotoninergici, con venlafaxina si puo’ verificare la sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, soprattutto con l’uso concomitante di altri farmaci che possono modulare il sistema di neurotrasmissione serotoninergica (come i triptani, gli SSRI, gli SNRI, le anfetamine, il litio, la sibutramina, l’erba di San Giovanni [Hypericum perforatum], il fentanil e i suoi analoghi, il tramadolo, il destrometorfano, il tapentadolo, la petidina, il metadone e la pentazocina), con medicinali che interferiscono con il metabolismo della serotonina (come gli I-MAO per es. blu di metilene), con precursori della serotonina (come i supplementi di triptofano) o con antipsicotici o altri antagonisti della dopamina (vedere paragrafi 4.3 e 4.4). Se il trattamento concomitante con venlafaxina ed un SSRI, un SNRI o con un agonista del recettore della serotonina (triptano) e’ clinicamente giustificato, si raccomanda un’attenta osservazione del paziente, soprattutto all’inizio del trattamento e agli incrementi di dose. L’uso concomitante di venlafaxina e di precursori della serotonina (come i supplementi del triptofano) non e’ raccomandato (vedere paragrafo 4.4). Medicinali che agiscono sulSistema Nervoso Centrale (SNC): il rischio dell’utilizzo di venlafaxina in combinazione con altri medicinali che agiscono sul SNC non e’ stato valutato in modo sistematico. Pertanto, si deve usare cautela quando la venlafaxina e’ assunta in combinazione con altri farmaci che agiscono sul SNC. Etanolo: e’ stato dimostrato che la venlafaxina non aumenta la compromissione delle capacita’ mentali e motorie causata dall’etanolo. Comunque, si deve raccomandare ai pazienti di evitare il consumo di alcool durante l’assunzione di venlafaxina, come con tutti gli altri medicinali attivi sul SNC. Tuttavia, come con tutte le sostanze attive sul SNC, i pazienti devono essere avvisati di evitare il consumo di alcol. Medicinali che prolungano l’intervallo QT: il rischio di un prolungamento dell’intervallo QTc e/o di aritmie ventricolari (per es. TdP) e’ aumentato con l’uso concomitante di altri medicinali che prolungano l’intervallo QTc. La co-somministrazione di tali medicinali deve essere evitata (vedere paragrafo 4.4). Classi rilevanti includono:antiaritmici di classe Ia e III (per es. chinidina, amiodarone, sotalolo, dofetilide); alcuni antipsicotici (per es. tioridazina); alcuni macrolidi (per es. eritromicina); alcuni antistaminici; alcuni antibiotici chinolonici (per es. moxifloxacina). Il suddetto elenco non e’ esaustivo ed altri medicinali noti per prolungare in modo significativo l’intervallo QT devono essere evitati. Effetti di altri medicinali sulla venlafaxina. Ketoconazolo (inibitore del CYP3A4): uno studio di farmacocinetica con il ketoconazolo in metabolizzatori forti (MI) e in metabolizzatori poveri (MP) del CYP2D6 ha fornito risultati di AUC piu’ alte sia di venlafaxina (70% e 21% in soggetti MP e MI del CYP2D6, rispettivamente) che di O-desmetilvenlafaxina (33% e 23% in soggetti MP e MI del CYP2D6, rispettivamente) a seguito della somministrazione di ketoconazolo. L’uso concomitante di venlafaxina con inibitori del CYP3A4(ad es.: atazanavir, claritromicina, indinavir, itraconazolo, voriconazolo, posaconazolo, ketoconazolo, nelfinavir, ritonavir, saquinavir, telitromicina) puo’ aumentare i livelli di venlafaxina e di O-desmetilvenlafaxina. Pertanto si raccomanda cautela se la terapia del pazientecomprende l’uso concomitante di venlafaxina e di un inibitore del CYP3A4. Effetto della venlafaxina su altri medicinali. Litio: con l’uso concomitante di venlafaxina e litio puo’ verificarsi la sindrome serotoninergica (vedere Sindrome serotoninergica). Diazepam: la venlafaxina non ha effetto sulla farmacocinetica e sulla farmacodinamica del diazepam e del suo metabolita attivo, il desmetildiazepam. Il diazepam non influenza la farmacocinetica ne’ della venlafaxina ne’ del suo metabolita attivo O-desmetilvenlafaxina. Non e’ noto se ci sia interazione ditipo farmacocinetico e/o farmacodinamico con altre benzodiazepine. Imipramina: la venlafaxina non influenza la farmacocinetica dell’imipramina e della 2-OH-imipramina. Si e’ osservato un incremento dose-dipendente della AUC della 2-OH-desipramina da 2,5 a 4,5 volte quando la venlafaxina e’ stata somministrata a dosi da 75 mg a 150 mg/die. L’imipramina non ha influenzato la farmacocinetica della venlafaxina e dell’O-desmetilvenlafaxina.
EFFETTI INDESIDERATI
Riassunto del profilo di sicurezza: le reazioni avverse riportate come molto comuni (>1/10) negli studi clinici sono state nausea, secchezza delle fauci, cefalea e sudorazione (incluso sudore notturno). Elencodelle reazioni avverse: le reazioni avverse sono elencate di seguito secondo classe sistemica d’organo, classe di frequenza e in ordine decrescente di gravita’ all’interno di ogni classe di frequenza Le frequenze sono definite come: molto comune (>=1/10), comune (>=1/100 e <1/10), non comune (>=1/1.000 e <1/100), raro (>=1/10.000 e < 1/1.000), molto raro (<1/10.000), frequenza non nota (non puo’ essere stimata dai dati disponibili). Patologie del sistema emolinfopoietico. Raro: agranulocitosi*, anemia aplastica*, pancitopenia* e neutropenia*; molto raro: trombocitopenia*. Disturbi del sistema immunitario. Raro: reazione anafilattica*. Patologie endocrine. Raro: secrezione inappropriata di ormone antidiuretico*; molto raro: prolattina ematica aumentata*. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Comune: appetito ridotto; raro: iponatremia*. Disturbi psichiatrici. Molto comune: insonnia; comune:stato confusionale*, depersonalizzazione*, sogni anomali, nervosismo,libido diminuita, agitazione* anorgasmia; non comune: mania, ipomania, allucinazioni, derealizzazione, orgasmo alterato, bruxismo*, apatia;raro: delirio*; frequenza non nota: ideazione suicidaria e comportamento suicida^a, aggressivit?^b. Patologie del sistema nervoso. Molto comune: cefalea*^c, capogiro, sedazione; comune: acatisia*, tremore, parestesia, disgeusia; non comune: sincope, mioclono, disturbo dell’equilibrio*, coordinazione anormale, discinesia*; raro: sindrome maligna daneurolettici (nms)*, sindrome da serotonina*, convulsione, distonia*;molto raro: discinesia tardiva*. Patologie dell’occhio. Comune: compromissione della visione, disturbo dell’accomodazione compresa visione offuscata, midriasi; raro: glaucoma ad angolo chiuso*. Patologie dell’orecchio e del labirinto. Comune: tinnito*; frequenza non nota: vertigine. Patologie cardiache. Comune: tachicardia, palpitazioni*; raro: torsioni di punta*, tachicardia ventricolare*, fibrillazione ventricolare, intervallo qt dell’elettrocardiogramma, prolungato *; frequenza nonnota: cardiomiopatia da stress (cardiomiopatia takotsubo)*. Patologievascolari. Comune: ipertensione, vampata di calore; non comune: ipotensione ortostatica, ipotensione*. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: dispnea*, sbadiglio; raro: malattia polmonare interstiziale*, eosinofilia polmonare*. Patologie gastrointestinali. Molto comune: nausea, bocca secca, costipazione; comune: diarrea*, vomito; non comune: emorragia gastrointestinale*; raro: pancreatite*. Patologie epatobiliari. Non comune: test di funzione epatica anormale*; raro: epatite*. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Molto comune: iperidrosi* (compresa sudorazione notturna)*; comune: rash, prurito*; non comune: orticaria*, alopecia*, ecchimosi, angioedema*, reazione di fotosensibilit?; raro: sindrome di stevens -johnson*, necrolisiepidermica tossica*, eritema multiforme*. Patologie del sistema muscolo scheletrico e del tessuto connettivo. Comune: ipertonia; raro: rabdomiolisi*. Patologie renali e urinarie. Comune: difficolt? iniziale alla minzione, ritenzione urinaria, pollachiuria*; non comune: incontinenza urinaria*. Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella. Comune: menorragia*, metrorragia*, disfunzione erettile, disturbo dell’eiaculazione; frequenza non nota: emorragia postparto**. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: affaticamento, astenia, brividi*; molto raro: emorragia della mucosa*.Esami diagnostici. Comune: peso diminuito, peso aumentato, colesterolo ematico aumentato; molto raro: tempo di sanguinamento prolungato*. *Reazioni avverse al farmaco identificate successivamente all’immissione in commercio. ** Questo evento e’ stato segnalato per la classe terapeutica degli SSRI/SNRI (vedere paragrafi 4.4 e 4.6). a Casi di ideazione suicidaria e comportamenti suicidari sono stati riportati durante la terapia con venlafaxina o immediatamente dopo l’interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4). b Vedere paragrafo 4.4. c Nell’analisi complessiva dei risultati degli studi clinici, l’incidenza di cefalea con venlafaxina e con placebo e’ risultata simile. Interruzione deltrattamento: l’interruzione del trattamento con venlafaxina (soprattutto quando brusca) comporta comunemente sintomi da sospensione. Le reazioni piu’ comunemente riportate sono capogiro, disturbi sensoriali (inclusa parestesia), disturbi del sonno (inclusi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore, vertigini, cefaleae sindrome influenzale. Generalmente tali eventi sono da lievi a moderati ed auto-limitanti; tuttavia in alcuni pazienti possono essere gravi e/o prolungati. Pertanto si raccomanda di interrompere gradualmentel’assunzione di farmaco, con riduzione progressiva della dose, quandoil trattamento con venlafaxina non sia piu’ necessario. Tuttavia, in alcuni pazienti si sono verificate aggressivita’ grave e ideazione suicidaria quando la dose e’ stata ridotta o durante la sospensione (vedere paragrafi 4.2 e 4.4). Popolazione pediatrica: in generale, il profilo delle reazioni avverse da venlafaxina riscontrate in studi clinici controllati verso placebo nei bambini e negli adolescenti (di eta’ compresa tra 6 e 17 anni) e’ stato simile a quello osservato negli adulti. Come per gli adulti sono stati osservati diminuzione dell’appetito, perdita di peso, ipertensione arteriosa e aumento del colesterolo serico (vedere paragrafo 4.4). In studi clinici pediatrici e’ stata osservata come reazione avversa l’ideazione suicidaria. Ci sono stati anche aumentati casi di ostilita’ e, soprattutto nel disturbo depressivo maggiore, autolesionismo. Le seguenti reazioni avverse sono state osservate in particolare nei pazienti pediatrici: dolore addominale, agitazione, dispepsia, ecchimosi, epistassi e mialgia. Segnalazione delle reazioni avverse sospette. La segnalazione delle reazioni avverse sospetteche si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale e’ importante,in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari e’ richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione riportato all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/content/ segnalazioni-reazioni-avverse.
GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO
Gravidanza: non sono disponibili dati adeguati sulla somministrazionedi venlafaxina a donne in gravidanza. Studi su animali hanno mostratotossicita’ sulla riproduzione (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per l’uomo e’ sconosciuto. La venlafaxina deve essere somministrata a donne in gravidanza solo se i benefici attesi superano ogni possibile rischio. Come per altri inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRIs/SNRIs), i sintomi da sospensione possono presentarsi neineonati se la venlafaxina e’ utilizzata fino alla nascita o fino a poco prima. Alcuni neonati esposti alla venlafaxina alla fine del terzo trimestre hanno sviluppato complicazioni che hanno richiesto alimentazione artificiale, supporto respiratorio o ospedalizzazione prolungata.Tali complicazioni possono presentarsi immediatamente al momento del parto. I dati osservazionali indicano un aumento del rischio (meno di 2 volte) di emorragia postparto a seguito di esposizione a SSRI / SNRIentro il mese precedente il parto (vedere paragrafi 4.4 e 4.8). Dati epidemiologici hanno suggerito che l’utilizzo di SSRI durante la gravidanza, in particolare verso il termine della gravidanza, puo’ aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente del neonato (PPHN).Sebbene nessuno studio ha indagato la relazione tra l’impiego di SSRIe l’ipertensione polmonare persistente del neonato (PPHN), non puo’ essere escluso il potenziale rischio con Zarelis, in considerazione delmeccanismo d’azione (inibizione della ricaptazione della serotonina).I seguenti sintomi possono essere osservati nei neonati se le madri hanno assunto un SSRI/SNRI verso il termine della gravidanza: irritabilita’, tremore, ipotonia, pianto persistente e difficolta’ a succhiare o ad addormentarsi. Questi sintomi possono essere dovuti a effetti serotoninergici o a sintomi da esposizione. Nella maggior parte dei casi,queste complicazioni sono state osservate immediatamente o nelle 24 ore successive al parto. Allattamento: la venlafaxina e il suo metabolita attivo, la O-desmetilvenlafaxina, sono escrete nel latte materno. Ci sono state segnalazioni post-marketing di neonati allattati al seno che hanno manifestato pianto, irritabilita’ e disturbi del sonno. Sintomi da sospensione del farmaco sono stati osservati nei neonati dopo l’interruzione dell’allattamento. Non si puo’ escludere un rischio per il lattante. Pertanto, si deve scegliere se continuare/interrompere l’allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con Zarelis,tenendo in considerazione il beneficio dell’allattamento al seno per il bambino ed il beneficio della terapia con Zarelis per la donna. Fertilita’: in uno studio in cui ratti maschi e femmine sono stati esposti alla O-desmetilvenlafaxina e’ stata evidenziata una riduzione della fertilita’. La rilevanza clinica di questo dato per l’uomo non e’ nota(vedere paragrafo 5.3).
Forma farmaceutica
COMPRESSE RILASCIO PROLUNGATO
Scadenza
36 MESI
Confezionamento
BLISTER