APROXXAMLO 30CPR RIV 150MG+5MG

SKU: 47484035 Category:

DENOMINAZIONE

APROXXAMLO COMPRESSE RIVESTITE CON FILM

CATEGORIA FARMACOTERAPEUTICA

Sostanze ad azione sul sistema renina-angiotensina; antagonisti dell’angiotensina II, associazioni; antagonisti dell’angiotensina II e bloccanti dei canali del calcio.

PRINCIPI ATTIVI

Aproxxamlo 150 mg/5 mg compresse rivestite con film: ogni compressa rivestita con film contiene 150 mg di irbesartan e 5 mg di amlodipina (come amlodipina besilato). Aproxxamlo 150 mg/10 mg compresse rivestitecon film: ogni compressa rivestita con film contiene 150 mg di irbesartan e 10 mg di amlodipina (come amlodipina besilato). Aproxxamlo 300 mg/5 mg compresse rivestite con film: ogni compressa rivestita con film contiene 300 mg di irbesartan e 5 mg di amlodipina (come amlodipina besilato). Aproxxamlo 300 mg/10 mg compresse rivestite con film: ogni compressa rivestita con film contiene 300 mg di irbesartan e 10 mg di amlodipina (come amlodipina besilato). Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

ECCIPIENTI

Nucleo della compressa: cellulosa microcristallina, croscarmellosa sodica, ipromellosa, silice colloidale anidra, magnesio stearato. Film di rivestimento. Aproxxamlo, 150 mg/5 mg compresse rivestite con film, e Aproxxamlo, 300 mg/10 mg compresse rivestite con film: ipromellosa, macrogol, titanio diossido (E171). Aproxxamlo, 150 mg/10 mg compresse rivestite con film: ipromellosa, macrogol, titanio diossido (E171), ossido di ferro rosso (E172). Aproxxamlo, 300 mg/5 mg compresse rivestite con film: ipromellosa, macrogol, titanio diossido (E171), ossido di ferro giallo (E172).

INDICAZIONI

Aproxxamlo e’ indicato come terapia sostitutiva per il trattamento dell’ipertensione essenziale negli adulti gia’ controllati con irbesartan e amlodipina somministrati contemporaneamente al medesimo dosaggio della combinazione.

CONTROINDICAZIONI/EFF.SECONDAR

A causa della presenza di irbesartan e amlodipina nel medicinale, Aproxxamlo e’ controindicato in presenza di: ipersensibilita’ a irbesartan, amlodipina, ai derivati diidropiridinici o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1; shock (compreso lo shock cardiogeno); ostruzione del tratto di efflusso ventricolare sinistro (ad es. stenosi aortica di grado elevato); insufficienza cardiaca con instabilita’ emodinamica successiva a infarto miocardico acuto; gravidanza al secondo e terzo trimestre (vedere paragrafi 4.4 e 4.6); ipotensione grave; l’uso concomitante di Aproxxamlo con medicinali contenenti aliskiren e’ controindicato nei pazienti affetti da diabete mellito o compromissione renale (velocita’ di filtrazione glomerulare [GFR] <60 ml/min/1,73 m^2) (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).

POSOLOGIA

Posologia: la combinazione a dose fissa non e’ adatta per la terapia iniziale. Il dosaggio della dose individuale di ciascun componente (ovvero, amlodipina e irbesartan) deve essere stato eseguito prima di passare alla combinazione a dose fissa. La dose raccomandata di Aproxxamlo e’ una compressa (puo’ variare da 150 mg/5 mg a 300 mg/10 mg) al giorno. Aproxxamlo puo’ essere somministrato indipendentemente dalla contemporanea assunzione di cibo. La dose massima raccomandata e’ una compressa rivestita con film di Aproxxamlo da 300 mg/10 mg al giorno. Popolazione pediatrica: la sicurezza e l’efficacia di Aproxxamlo nei bambini di eta’ compresa tra 0 e 18 anni non sono state stabilite. I dati al momento disponibili sono riportati nei paragrafi 5.1 e 5.2, ma non puo’ essere fatta alcuna raccomandazione riguardante la posologia. Anziani: l’uso di dosi simili nei pazienti anziani o piu’ giovani e’ ugualmente ben tollerato. Per gli anziani sono raccomandati regimi posologici normali; tuttavia, per la presenza di amlodipina, l’incremento della dose deve essere effettuato con attenzione (vedere paragrafi 4.4 e 5.2). Compromissione epatica: a causa della presenza di amlodipina, Aproxxamlo deve essere somministrato con cautela ai pazienti con insufficienza epatica (vedere paragrafi 4.4 e 5.2). Danno renale: non e’ necessario l’aggiustamento della dose nei pazienti con funzionalita’ renalecompromessa (vedere paragrafi 4.4 e 5.2). Modo di somministrazione: uso orale.

CONSERVAZIONE

Non conservare a temperature superiori a 30 gradi C.

AVVERTENZE

Irbesartan e amlodipina. Crisi ipertensiva: la sicurezza e l’efficacia della combinazione a dose fissa di irbesartan e amlodipina nelle crisi ipertensive non sono state stabilite. Irbesartan. Ipotensione – pazienti con deplezione di volume: come per gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE inibitori), nei pazienti con deplezione di sodio/volume, quali quelli in trattamento energico con diuretici e/o restrizioni saline, o in emodialisi, potrebbe verificarsi un’ipotensione sintomatica. La deplezione di volume e sodio deve essere corretta prima di iniziare la terapia con la combinazione a dose fissa diirbesartan e amlodipina. Ipoglicemia: irbesartan puo’ indurre ipoglicemia, in particolare nei pazienti diabetici. Nei pazienti trattati coninsulina o antidiabetici deve essere considerato un appropriato monitoraggio della glicemia; quando indicato, puo’ essere necessario un aggiustamento della dose di insulina o antidiabetici (vedere paragrafo 4.5). Ipertensione renovascolare: esiste un incremento del rischio di ipotensione grave e insufficienza renale in pazienti con stenosi bilaterale dell’arteria renale o stenosi dell’arteria renale in presenza di un rene singolo funzionante, trattati con farmaci che influiscono sul sistema renina-angiotensina-aldosterone. Sebbene cio’ non sia documentato per irbesartan, si deve prevedere un effetto simile con gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II. Pazienti con ipertensione affetti da diabete di tipo 2 e patologie renale: in un’analisi condotta nello studio su pazienti con patologia renale avanzata, gli effetti di irbesartan sugli eventi renali e cardiovascolari non sono risultati uniformi in tutti i sottogruppi. In particolare, sono apparsi meno favorevoli nelle donne e nei soggetti non caucasici (vedere paragrafo 5.1).Duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS): esiste l’evidenza che l’uso concomitante di ACE-inibitori, di antagonisti del recettore dell’angiotensina II o di aliskiren aumenti il rischiodi ipotensione, iperkaliemia e riduzione della funzionalita’ renale (compresa l’insufficienza renale acuta). Il duplice blocco di RAAS mediante l’uso combinato di ACE-inibitori, di antagonisti del recettore dell’angiotensina II o di aliskiren non e’ pertanto raccomandato (vedereparagrafi 4.5 e 5.1). Se la terapia con il duplice blocco e’ considerata assolutamente necessaria, cio’ deve avvenire esclusivamente sotto la supervisione di uno specialista e con uno stretto e frequente monitoraggio della funzionalita’ renale, degli elettroliti e della pressione arteriosa. Gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non devono essere usati contemporaneamente in pazienti affetti da nefropatia diabetica. Iperkaliemia: come per altri medicinali che influiscono sul sistema renina-angiotensina-aldosterone, duranteil trattamento con irbesartan puo’ manifestarsi iperkaliemia, specialmente in presenza di compromissione renale, di proteinuria conclamata dovuta a nefropatia diabetica e/o di insufficienza cardiaca. Si raccomanda un attento monitoraggio del potassio sierico nei pazienti a rischio (vedere paragrafo 4.5). Litio: la combinazione di litio e irbesartan non e’ raccomandata (vedere paragrafo 4.5). Stenosi della valvola aortica e mitralica, cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva: come per altri vasodilatatori, e’ necessaria una particolare cautela nei pazienti affetti da stenosi aortica o mitralica, o da cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva. Aldosteronismo primario I pazienti con aldosteronismo primario in genere non rispondono ai farmaci antipertensivi che agisconoattraverso l’inibizione del sistema renina-angiotensina. Pertanto, l’uso di irbesartan non e’ raccomandato. Morbilita’ e mortalita’ fetale/neonatale: la terapia con antagonisti del recettore dell’angiotensina II (AIIRA) non deve essere iniziata durante la gravidanza. Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza, si deve ricorrere a un trattamento antipertensivo alternativo, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che non sia considerato essenzialeil proseguimento della terapia con un AIIRA. Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con la combinazione a dose fissa di irbesartan e amlodipina deve essere interrotto quanto prima e, ove necessario, deve essere iniziata una terapia alternativa (vedere paragrafi 4.3 e 4.6). Disposizioni generali: in pazienti in cui il tono vascolare e la funzionalita’ renale dipendono prevalentemente dall’attivita’del sistema renina-angiotensina-aldosterone (ad es. pazienti con insufficienza cardiaca congestizia grave o malattia renale di base, compresa la stenosi dell’arteria renale), il trattamento con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina o con antagonisti del recettore dell’angiotensina-II, che influiscono su tale sistema, e’ stato associato a ipotensione acuta, azotemia, oliguria o, raramente, insufficienza renale acuta (vedere paragrafo 4.5). Come per qualsiasi agente antipertensivo, un eccessivo calo della pressione arteriosa in pazienti con cardiopatia o cardiovasculopatia ischemica puo’ determinare infartomiocardico o ictus. Analogamente agli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, irbesartan e gli altri antagonisti dell’angiotensina sono apparentemente meno efficaci nel ridurre la pressione arteriosa nei soggetti di razza nera rispetto ad altre razze, probabilmente a causa della maggiore prevalenza di bassi livelli di renina nella popolazione ipertesa di razza nera (vedere paragrafo 5.1). Amlodipina.Pazienti con insufficienza cardiaca: i pazienti con insufficienza cardiaca devono essere trattati con cautela. In uno studio a lungo termine controllato verso placebo, condotto su pazienti con insufficienza cardiaca grave (classe III e IV secondo NYHA), l’incidenza di edema polmonare segnalata e’ stata superiore nel gruppo trattato con amlodipina rispetto a quella del gruppo trattato con placebo (vedere paragrafo 5.1).

INTERAZIONI

Irbesartan e amlodipina: sulla base di uno studio di farmacocinetica in cui irbesartan e amlodipina sono stati somministrati in monoterapiao in combinazione, non esiste alcuna interazione farmacocinetica tra irbesartan e amlodipina. Non sono stati condotti studi di interazione farmacologica tra Aproxxamlo e altri medicinali. Irbesartan. Diureticie altri agenti antipertensivi: altri agenti antipertensivi possono aumentare gli effetti ipotensivi di irbesartan; tuttavia, irbesartan e’ stato somministrato con sicurezza con altri agenti antipertensivi quali beta-bloccanti, bloccanti dei canali del calcio ad azione prolungatae diuretici tiazidici. Precedenti trattamenti con alte dosi di diuretici possono comportare deplezione di volume e rischio di ipotensione quando si inizia la terapia con irbesartan (vedere paragrafo 4.4). Prodotti contenenti aliskiren o ACE-inibitori: i dati degli studi clinici hanno dimostrato che il duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) mediante l’uso combinato di ACE-inibitori, di antagonisti dei recettori dell’angiotensina II o di aliskiren e’ associatoa una maggiore frequenza di eventi avversi quali ipotensione, iperkalemia e ridotta funzionalita’ renale (compresa l’insufficienza renale acuta) rispetto all’uso di un singolo agente attivo sul sistema RAAS (vedere paragrafi 4.3, 4.4 e 5.1). Repaglinide: irbesartan e’ un potenziale inibitore dell’ OATP1B1. In uno studio clinico, e’ stato riportatoche irbesartan ha aumentato la C max e l’AUC della repaglinide (substrato di OATP1B1) rispettivamente di 1,8 volte e 1,3 volte, quando somministrato 1 ora prima della repaglinide. In un altro studio, non e’ stata riportata alcuna interazione farmacocinetica rilevante quando i due farmaci sono stati somministrati contemporaneamente. Pertanto, puo’ essere necessario un aggiustamento della dose del trattamento antidiabetico come la repaglinide (vedere paragrafo 4.4). Integrazione di potassio e diuretici risparmiatori di potassio: in base all’esperienza sull’uso di altri medicinali che influiscono sul sistema renina-angiotensina, l’uso concomitante di diuretici risparmiatori di potassio, integratori di potassio, sostituti del sale contenenti potassio o altri medicinali che possono aumentare i livelli sierici di potassio (ad es. eparina) puo’ determinare un incremento dei livelli di potassio sierico epertanto non e’ raccomandato (vedere paragrafo 4.4). Litio: sono stati segnalati incrementi reversibili delle concentrazioni sieriche e di tossicita’ del litio durante la somministrazione concomitante di litioe inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina. Effetti simili sono stati finora segnalati molto raramente con irbesartan. Pertanto, tale combinazione non e’ raccomandata (vedere paragrafo 4.4). Qualora la combinazione risultasse necessaria, si raccomanda un attento monitoraggio dei livelli sierici di litio. Farmaci antinfiammatori non steroidei: quando gli antagonisti dell’angiotensina II sono somministrati contemporaneamente a farmaci antinfiammatori non steroidei (ovvero inibitori selettivi della COX-2, acido acetilsalicilico (>3 g/die) e FANS non selettivi) si puo’ verificare un’attenuazione dell’effetto antipertensivo. Come per gli ACE-inibitori, l’uso concomitante di antagonisti dell’angiotensina II e FANS puo’ comportare un maggior rischio dipeggioramento della funzione renale, compresa una possibile insufficienza renale acuta, e un aumento del potassio sierico, specialmente in pazienti con preesistente modesta funzione renale. La combinazione deve essere somministrata con cautela, specialmente negli anziani. I pazienti devono essere adeguatamente idratati e dopo l’avvio della terapiaconcomitante si deve considerare il monitoraggio della funzione renale, da effettuare periodicamente in seguito. Ulteriori informazioni sulle interazioni di irbesartan: negli studi clinici, la farmacocinetica di irbesartan non e’ stata influenzata dall’idroclorotiazide. Irbesartan e’ metabolizzato principalmente dal CYP2C9 e in misura minore mediante glucuronidazione. Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche o farmacodinamiche significative in seguito a somministrazione concomitante di irbesartan e warfarin, un medicinale metabolizzato dal CYP2C9. Gli effetti degli induttori del CYP2C9, quale la rifampicina, sulla farmacocinetica di irbesartan non sono stati valutati. La farmacocinetica della digossina non e’ stata alterata dalla somministrazioneconcomitante di irbesartan. Amlodipina. Effetti di altri medicinali sull’amlodipina. Inibitori del CYP3A4: l’uso concomitante di amlodipinae inibitori forti o moderati del CYP3A4 (inibitori della proteasi, antimicotici azolici, macrolidi quali eritromicina o claritromicina, verapamil o diltiazem) puo’ causare un aumento significativo dell’esposizione all’amlodipina, con conseguente aumento del rischio di ipotensione. La manifestazione clinica di queste variazioni farmacocinetiche (PK) puo’ essere piu’ pronunciata negli anziani. Potrebbe quindi essere necessario un monitoraggio clinico e un aggiustamento della dose. Induttori del CYP3A4: al momento della somministrazione concomitante di induttori noti del CYP3A4, la concentrazione plasmatica di amlodipina puo’ variare. Pertanto, si deve monitorare la pressione arteriosa e si deve valutare un possibile aggiustamento della dose sia durante sia dopola somministrazione di farmaci concomitanti, soprattutto nel caso di forti induttori del CYP3A4 (ad es. rifampicina, Hypericum perforatum).La somministrazione di amlodipina con pompelmo o succo di pompelmo non e’ raccomandata poiche’ puo’ aumentarne la biodisponibilita’ in alcuni pazienti, con conseguente aumento dell’effetto di riduzione della pressione arteriosa. Dantrolene (infusione): negli animali, sono stati osservati fibrillazione ventricolare letale e collasso cardiovascolareassociati a iperkaliemia in seguito a somministrazione di verapamil edantrolene per via endovenosa.

EFFETTI INDESIDERATI

Poiche’ gli studi clinici vengono condotti in condizioni ampiamente variabili, le frequenze delle reazioni avverse osservate negli studi clinici di un medicinale non possono essere confrontate direttamente conquelle osservate negli studi clinici di un altro medicinale e potrebbero non riflettere le frequenze osservate nella pratica clinica. Irbesartan e amlodipina: negli studi clinici che hanno confrontato la combinazione a dose fissa di irbesartan e amlodipina con irbesartan o amlodipina in monoterapia, le tipologie e le incidenze degli eventi avversiemergenti dal trattamento (TEAE) possibilmente correlati al trattamento in studio erano simili a quelli osservati nei primi studi clinici con la monoterapia e nelle segnalazioni post-marketing. L’evento avverso segnalato con maggiore frequenza e’ stato l’edema periferico, principalmente associato all’amlodipina. [1] Irbesartan: negli studi controllati con placebo in pazienti con ipertensione, l’incidenza complessivadegli eventi avversi non differiva tra i gruppi irbesartan (56,2%) e placebo (56,5%). L’interruzione dovuta a qualsiasi evento avverso, clinico o di laboratorio, e’ stata meno frequente per i pazienti trattaticon irbesartan (3,3%) rispetto a quelli trattati con placebo (4,5%). L’incidenza degli eventi avversi non era correlata alla dose (nell’intervallo di dose raccomandato), al sesso, all’eta’, alla razza o alla durata del trattamento. Nei pazienti diabetici ipertesi con microalbuminuria e funzionalita’ renale normale, sono stati segnalati capogiri ortostatici e ipotensione ortostatica nello 0,5% dei pazienti, ovvero con frequenza non comune ma superiore rispetto al placebo. Il seguente elenco presenta le reazioni avverse da farmaci segnalate in studi controllati con placebo nei quali 1.965 pazienti ipertesi hanno ricevuto irbesartan. I termini contrassegnati con un asterisco (*) si riferisconoa reazioni avverse segnalate in particolare in >2% dei pazienti diabetici ipertesi con insufficienza renale cronica e proteinuria conclamata, e con frequenza superiore rispetto al placebo. Quando applicabile, viene utilizzata la classificazione della frequenza secondo il CIOMS di seguito: molto comune (>=1/10); comune (da >=1/100 a <1/10); non comune (da >=1/1.000 a < 1/100); raro (da >=1/10.000 a < 1/1.000); molto raro (< 1/10.000); non nota (la frequenza non puo’ essere definita sulla base dei dati disponibili). Eventi avversi segnalati negli studi clinici di irbesartan o nelle segnalazioni post-marketing. Patologie delsistema emolinfopoietico. Non nota: anemia, trombocitopenia. Disturbidel sistema immunitario. Non nota: reazioni da ipersensibilita’ qualiangioedema, eruzione cutanea, orticaria, reazione anafilattica, shockanafilattico. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Non nota: iperkaliemia, ipoglicemia. Patologie del sistema nervoso. Comune: capogiri, capogiri ortostatici; non nota: vertigini, cefalea. Patologie dell’orecchio e del labirinto. Non nota: tinnito. Patologie cardiache. Non comune: tachicardia. Patologie vascolari. Comune: ipotensione ortostatica*; non comune: rossore. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Non comune: tosse. Patologie gastrointestinali. Comune: nausea/vomito; non comune: diarrea, dispepsia/pirosi; non nota: disgeusia. Patologie epatobiliari. Non comune: itterizia; non nota: epatite, anomalie della funzionalita’ epatica. Patologie della cute e del tessutosottocutaneo. Non nota: vasculite leucocitoclastica. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comune: dolore muscoloscheletrico*; non nota: artralgia, mialgia (in alcuni casi associata ad aumento dei livelli plasmatici di creatina chinasi), crampi muscolari. Patologie renali e urinarie. Non nota: funzionalita’ renale compromessa, compresa l’insufficienza renale nei pazienti a rischio. Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella. Non comune: disfunzione sessuale. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: stanchezza; non comune: dolore toracico. Esami diagnostici. Comune: aumento della creatina chinasi plasmatica. Amlodipina: le reazioni avverse segnalate con maggiore frequenza durante il trattamento sono sonnolenza, capogiri, cefalea, palpitazioni, rossore, dolore addominale, nausea, gonfiore delle caviglie, edema e affaticabilita’. Durante il trattamento con amlodipina sono state osservate e segnalate le seguenti reazioni avverse con le seguenti frequenze: molto comune (>=1/10); comune (da >=1/100 a <1/10); non comune (da >=1/1.000 a < 1/100); raro (da >=1/10.000 a < 1/1.000); molto raro (< 1/10.000); non nota (la frequenza non puo’ essere definita sulla base dei dati disponibili). All’interno di ciascun gruppo di frequenza, le reazioni avverse sono presentate in ordine di serieta’ decrescente. Patologie del sistema emolinfopoietico. Molto raro: leucocitopenia, trombocitopenia. Disturbi del sistema immunitario. Molto raro: reazioni allergiche. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Molto raro: iperglicemia. Disturbi psichiatrici. Non comune: depressione, alterazioni dell’umore (compresa ansia), insonnia; raro: confusione. Patologie del sistema nervoso. Comune: sonnolenza, capogiri, cefalea (soprattutto all’inizio del trattamento); non comune: tremore, disgeusia, sincope, ipoestesia, parestesia; molto raro: ipertonia, neuropatia periferica. Patologie dell’occhio. Comune: disturbi visivi (compresa la diplopia). Patologie dell’orecchio e del labirinto. Non comune: tinnito. Patologie cardiache. Comune: palpitazioni; non comune: aritmia (comprese bradicardia, tachicardia ventricolare e fibrillazione atriale); molto raro: infarto miocardico.

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Gravidanza. Irbesartan e amlodipina: i dati relativi all’uso di Aproxxamlo in donne in gravidanza sono limitati. Non sono stati condotti studi di tossicita’ riproduttiva su animali con Aproxxamlo. Come per irbesartan (vedere dettagli di seguito), Aproxxamlo non e’ raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L’uso di Aproxxamlo e’ controindicato durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.3). Irbesartan: l’uso degli antagonisti del recettore dell’angiotensina II (AIIRA) non e’ raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L’uso degli AIIRA e’ controindicato durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza. Le evidenze epidemiologiche relative al rischio di teratogenicita’ a seguito dell’esposizione agli ACE-inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non hanno dato risultati conclusivi; tuttavia, non puo’ essere escluso un lieve aumento del rischio. Sebbene non siano disponibili dati epidemiologici controllati sul rischio con antagonisti del recettore dell’angiotensina II (AIIRA), un simile rischio puo’ esistere anche per questa classe di medicinali. Per le pazientiche stanno pianificando una gravidanza, si deve ricorrere a un trattamento antipertensivo alternativo, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con un AIIRA. Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con AIIRA deve essere interrotto immediatamente e, se appropriato, si deve iniziare una terapia alternativa. Sulla base dell’esperienza post-marketing, la terapia con AIIRA se somministrata durante il 2. e 3. trimestre di gravidanza induce tossicita’fetale (ridotta funzionalita’ renale, oligoidramnios, ritardo nell’ossificazione del cranio) e tossicita’ neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia). Studi sugli animali hanno mostrato tossicita’ riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Se dovesse verificarsi esposizione a un AIIRA dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda uncontrollo ecografico della funzione renale e del cranio. I neonati lecui madri hanno assunto AIIRA devono essere osservati attentamente per quanto riguarda l’ipotensione. Amlodipina: la sicurezza di amlodipina durante la gravidanza umana non e’ stata stabilita. Gli studi sugli animali hanno mostrato una tossicita’ riproduttiva a dosi elevate (vedere paragrafo 5.3). L’uso di amlodipina in monoterapia in gravidanza e’ raccomandato solo se non esiste un’alternativa piu’ sicura e nel caso la malattia stessa comporti un rischio maggiore per la madre e il feto. Allattamento. Irbesartan e amlodipina: non sono disponibili informazioni relative all’uso di Aproxxamlo durante l’allattamento. Come perirbesartan e amlodipina (vedere dettagli di seguito), si deve decidere se interrompere l’allattamento o interrompere la terapia, tenendo inconsiderazione il beneficio dell’allattamento per il bambino e il beneficio della terapia per la madre. Irbesartan: poiche’ non sono disponibili dati riguardanti l’uso di irbesartan durante l’allattamento, questo medicinale non e’ raccomandato, e sono da preferire trattamenti alternativi con profili di sicurezza maggiormente comprovati per l’uso durante l’allattamento, specialmente in caso di allattamento di neonatio prematuri. Non e’ noto se irbesartan o i suoi metaboliti siano escreti nel latte materno. I dati farmacodinamici/tossicologici, disponibili nei ratti, hanno mostrato l’escrezione di irbesartan o dei suoi metaboliti nel latte (per dettagli vedere paragrafo 5.3). Amlodipina: l’amlodipina e’ escreta nel latte materno. La percentuale della dose materna ricevuta dal neonato e’ stata stimata con un intervallo interquartile del 3-7%, con un massimo del 15%. L’effetto dell’amlodipina sui neonati non e’ noto. Si deve decidere se continuare/interrompere l’allattamento o continuare/interrompere la terapia con amlopidina, tenendo in considerazione il beneficio dell’allattamento al seno per il bambinoe il beneficio della terapia con amlodipina per la madre. Fertilita’.Irbesartan e amlodipina: non sono stati condotti studi di tossicita’ riproduttiva su animali con Aproxxamlo. Irbesartan: irbesartan non ha avuto effetti sulla fertilita’ dei ratti trattati e sulla loro prole fino a livelli di dose che inducono i primi segni di tossicita’ parentale (vedere paragrafo 5.3). Amlodipina: in alcuni pazienti trattati conbloccanti dei canali del calcio sono state segnalate modifiche biochimiche reversibili della testa degli spermatozoi. Non sono disponibili dati clinici sufficienti per confermare il potenziale effetto di amlodipina sulla fertilita’. In uno studio su ratti, sono emersi effetti avversi sulla fertilita’ maschile (vedere paragrafo 5.3).

Forma farmaceutica

COMPRESSE RIVESTITE

Scadenza

36 MESI

Confezionamento

BLISTER