ZARELIS 10CPR 300MG RP

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DENOMINAZIONE

ZARELIS 300 MG COMPRESSA A RILASCIO PROLUNGATO

CATEGORIA FARMACOTERAPEUTICA

Altri antidepressivi.

PRINCIPI ATTIVI

Una compressa a rilascio prolungato contiene 300 mg di venlafaxina (come cloridrato). Eccipiente con effetto noto: lattosio 8.8 mg. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

ECCIPIENTI

Nucleo della compressa: mannitolo, povidone macrogol, cellulosa microcristallina, magnesio stearato, silice colloidale anidra. Rivestimento: acetato di cellulosa, macrogol, opadry II Y-30-18037 bianco (misceladi ipromellosa, lattosio monoidrato, biossido di titanio (E171) e triacetina).

INDICAZIONI

Trattamento degli episodi di depressione maggiore. Prevenzione delle recidive degli episodi di depressione maggiore.

CONTROINDICAZIONI/EFF.SECONDAR

Ipersensibilita’ al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. Il trattamento concomitante con inibitori irreversibili delle monoaminoossidasi (I-MAO) e’ controindicato a causa del rischio di sindrome serotoninergica con sintomi quali agitazione, tremore e ipertermia. Non si deve iniziare l’assunzione di venlafaxina se non sono trascorsi almeno 14 giorni dalla interruzione del trattamento con un I-MAO irreversibile. La somministrazione di venlafaxina deve essere interrotta almeno 7 giorni prima dell’inizio del trattamento con un inibitore irreversibile delle MAO (vedere paragrafi 4.4 e4.5).

POSOLOGIA

Posologia. Episodi di depressione maggiore: Zarelis 300 mg compressa a rilascio prolungato e’ raccomandata per i pazienti che non rispondono alle basse dosi iniziali di venlafaxina. La dose iniziale raccomandata di venlafaxina compresse a rilascio prolungato e’ di 75 mg una volta al giorno. I pazienti che non rispondono ad una dose iniziale di 75 mg/die possono trarre giovamento da incrementi di dose fino a 300 mg/die e fino ad un massimo di 375 mg/die. Gli incrementi di dosaggio possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o piu’. Se la gravita’ dei sintomi lo richiede, gli incrementi di dose possono essere effettuati ad intervalli piu’ frequenti, comunque non inferiori a 4 giorni. Dosaggi piu’ bassi sono disponibili per facilitare la titolazione della dose all’inizio della terapia e per l’aggiustamento della dose individuale. A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace piu’ bassa deve essere mantenuta. I pazienti devono essere trattati per un periodo di temposufficiente, di solito parecchi mesi o piu’. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale. Per la prevenzione delle ricorrenze di episodi depressivi maggiori (MDE) puo’ anche essere appropriato un trattamento a lungo termine. Nella maggior parte dei casi, la dose raccomandata per la prevenzione delle ricorrenze di MDE e’ uguale a quella utilizzata durante l’episodio stesso. Il trattamento con medicinali antidepressivi deve durare per almeno 6 mesi successivi la remissione della malattia. Pazienti anziani: non si ritiene necessario alcun adattamento specifico della dose di venlafaxina esclusivamente in base all’eta’. Comunque, si deve usare cautela nel trattamento dei pazienti anziani (per esempio, a causa della possibilita’ di compromissione renale, della potenziale alterazione della sensibilita’ e dell’affinita’ verso i neurotrasmettitori che si verifica con l’eta’). Sideve sempre utilizzare la dose efficace piu’ bassa, e i pazienti devono essere attentamente monitorati quando si richiede un aumento della dose. Popolazione pediatrica: l’uso di Zarelis non e’ raccomandato in bambini ed adolescenti. Studi clinici controllati in bambini ed adolescenti con disturbo depressivo maggiore non hanno dimostrato efficacia e non supportano l’uso di venlafaxina in questi pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 4.8). L’efficacia e la sicurezza di venlafaxina in altre indicazioni in bambini ed adolescenti al di sotto dei 18 anni non e’ stata stabilita. Insufficienza epatica: in pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata, in genere deve essere considerata una riduzione della dose del 50%. Comunque, a causa della variabilita’ individuale della clearance, una individualizzazione del dosaggio sarebbe preferibile. Esistono dati limitati su pazienti con compromissione epaticagrave. Nel trattamento di pazienti con grave compromissione epatica si raccomanda di usare cautela; deve essere presa in considerazione unariduzione della dose di piu’ del 50%, e si devono valutare i potenziali benefici, rispetto ai rischi. Insufficienza renale: sebbene nessun adeguamento del dosaggio e’ necessario per pazienti con velocita’ di filtrazione glomerulare (VFG) compresa tra 30 e 70 ml/minuto, si raccomanda di usare cautela. Per pazienti che necessitino emodialisi ed in pazienti con grave compromissione renale (VFG < 30 ml/min), la dose deve essere ridotta del 50%. A causa della variabilita’ individuale dellaeliminazione renale in questi pazienti, una individualizzazione del dosaggio sarebbe preferibile. Sintomi da astinenza osservati all’interruzione del trattamento con venlafaxina: si deve evitare una brusca interruzione del trattamento. Quando si interrompe l’assunzione di venlafaxina, la dose deve essere ridotta gradualmente in un periodo di almeno 1-2 settimane, al fine di ridurre il rischio di reazioni da sospensione (vedere paragrafi 4.4 e 4.8). Tuttavia, il periodo di tempo necessario per la riduzione graduale e l’entita’ della riduzione della dose possono dipendere dalla dose, dalla durata della terapia e dal singolopaziente. In alcuni pazienti, puo’ essere necessario interrompere il trattamento in modo molto graduale per periodi di mesi o piu’. Se a seguito della diminuzione della dose o a seguito dell’interruzione del trattamento si verificano sintomi insopportabili, si puo’ prendere in considerazione di ripristinare la dose prescritta in precedenza. Successivamente, il medico puo’ continuare a diminuire la dose, ma piu’ gradualmente. Modo di somministrazione: uso orale. Si raccomanda di assumere la compressa a rilascio prolungato di venlafaxina 300 mg con il cibo, all’incirca alla stessa ora ogni giorno. Le compresse devono essereingerite intere con del liquido e non devono essere divise, rotte, masticate o disciolte. I pazienti in trattamento con venlafaxina compressa a rilascio immediato possono passare al trattamento con venlafaxinacompressa a rilascio prolungato al dosaggio giornaliero equivalente piu’ vicino. Per esempio, dall’assunzione di venlafaxina da 37,5 mg in compressa a rilascio immediato due volte al giorno si puo’ passare all’assunzione di venlafaxina da 75 mg in compressa a rilascio prolungatouna volta al giorno. Puo’ essere necessario un adattamento individuale del dosaggio. Qualora questi dosaggi non fossero consigliabili/adeguati, sono disponibili altri dosaggi dello stesso medicinale. Le compresse a rilascio prolungato rilasciano il principio attivo nel tratto digestivo, mantenendo la forma esterna della compressa che viene eliminata inalterata nelle feci.

CONSERVAZIONE

Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione. Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dall’umidita’.

AVVERTENZE

Suicidio/ideazione suicidaria o peggioramento clinico: la depressionee’ associata ad aumentato rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (eventi suicidio-correlati). Tale rischio persiste fino a che si verifichi una remissione significativa. Poiche’ possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane di trattamento o in quelle immediatamente successive, i pazienti devono essere attentamente monitorati fino ad avvenuto miglioramento. E’ esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio possa aumentare nelle prime fasidel miglioramento. Altre patologie psichiatriche per le quali la venlafaxina e’ prescritta possono anche essere associate ad un aumentato rischio di eventi suicidio-correlati. Inoltre, queste patologie possonoessere associate al disturbo depressivo maggiore. Le stesse precauzioni osservate quando si trattano pazienti con disturbo depressivo maggiore si devono pertanto osservare con altre patologie psichiatriche. Pazienti con storia di eventi suicidio-correlati, o che manifestano un grado significativo di ideazione suicidaria prima dell’inizio del trattamento, sono a rischio maggiore di pensieri suicidari o di tentativi di suicidio, e devono essere attentamente monitorati durante il trattamento. Una metanalisi degli studi clinici condotti con farmaci antidepressivi in confronto con placebo in pazienti adulti con disturbi psichiatrici, ha mostrato un aumento del rischio di comportamento suicidarionella fascia di eta’ inferiore a 25 anni dei pazienti trattati con antidepressivi rispetto al placebo. La terapia farmacologica con antidepressivi deve essere sempre associata ad una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, specialmente nelle fasi iniziali del trattamento e dopo cambiamenti di dose. I pazienti (e chi si prende cura di loro) devono essere avvertiti della necessita’di monitorare qualsiasi peggioramento clinico, l’insorgenza di comportamento o pensieri suicidari o di cambiamenti inusuali del comportamento e di cercare immediatamente un consulto medico se questi sintomi sipresentano. Popolazione pediatrica: Venlafaxina non deve essere utilizzato per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di eta’. Comportamenti suicidio-correlati (tentativi di suicidio eideazione suicidaria) e ostilita’ (principalmente aggressivita’, comportamento oppositivo e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza in studi clinici condotti tra bambini ed adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. Qualora, in base ad esigenze mediche, debba essere presa la decisione di effettuareil trattamento, il paziente deve essere attentamente monitorato per la comparsa di sintomi suicidari. Inoltre, non sono disponibili dati sulla sicurezza a lungo termine per la crescita, la maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale di bambini e adolescenti. Sindrome serotoninergica: con il trattamento con la venlafaxina, come con altri farmaci serotoninergici, puo’ svilupparsi sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, in particolare conl’uso concomitante di altri farmaci che possono influenzare il sistema neutrosmettitore serotoninergico (inclusi triptani, SSRIs, SNRIs, anfetamine, litio, sibutramina, l’Erba di San Giovanni [Hypericum perforatum], fentanil e i suoi analoghi, tramadolo, destroemtorfano, tapentadolo, petidina, metadone e pentazocina), con farmaci che interferiscono con il metabolismo della serotonina (quali gli I-MAO per es. blu di metilene), con precursori della serotonina (quali i supplenti del triptofano) o con antipsicotici o altri antagonisti della dopamina (vedereparagrafi 4.3 e 4.5). I sintomi della sindrome serotoninergica possono includere alterazioni dello stato mentale (es.: agitazione, allucinazioni, coma), instabilita’ autonomica (es.: tachicardia, sbalzi pressori, ipertermia), disturbi neuromuscolari (es.: iperreflessia, incoordinazione) e/o sintomi gastrointestinali (es.: nausea, vomito, diarrea).La sindrome serotoninergica nella sua forma piu’ grave puo’ somigliare ai sintomi della SNM, che comprende ipertermia, rigidita’ muscolare,instabilita’ autonomica con possibili rapide variazioni dei segni vitali e dello stato mentale. Se il trattamento con venlafaxina in associazione ad altri farmaci che possono influenzare i sistemi serotoninergico e/o dopaminergico e’ clinicamente giustificato, si raccomanda l’attenta osservazione del paziente, in particolare all’inizio del trattamento e agli incrementi di dose. L’uso concomitante di venlafaxina con i precursori della serotonina (come supplementi di triptofano) non e’ raccomandato. Glaucoma ad angolo stretto: in associazione con la venlafaxina, si puo’ verificare midriasi. Si raccomanda di monitorare attentamente i pazienti con pressione intraoculare aumentata, o pazienti a rischio di glaucoma ad angolo stretto (glaucoma ad angolo chiuso). Pressione sanguigna: aumenti dose-dipendente della pressione arteriosa sono stati comunemente riportati con l’uso di venlafaxina. Nell’esperienza post-marketing sono stati riportati gravi casi di ipertensione arteriosa che hanno richiesto un trattamento immediato. Tutti i pazienti devono essere attentamente monitorati per verificare l’eventuale pre-esistenza di ipertensione arteriosa, prima di iniziare il trattamento con venlafaxina. La pressione arteriosa deve essere controllata periodicamente dopo l’inizio del trattamento e dopo aumenti di dose. Si deve usare cautela nei pazienti con condizioni preesistenti che potrebbero essere compromesse da aumenti della pressione arteriosa, quali i pazienti con funzionalita’ cardiaca compromessa. Frequenza cardiaca: si puo’verificare un aumento della frequenza cardiaca, in particolare con i dosaggi piu’ alti. Si deve prestare cautela con i pazienti con condizioni preesistenti che possano essere compromesse da un aumento della frequenza cardiaca. Malattia cardiaca e rischio di aritmia: l’uso di venlafaxina non e’ stato valutato in pazienti con storia recente di infarto del miocardio o malattia cardiaca instabile. Pertanto la venlafaxina deve essere usata con cautela in tali pazienti. Nell’esperienza post-marketing, casi di prolungamento dell’intervallo QTc, torsioni di punta (TdP), tachicardia ventricolare ed aritmie cardiache fatali sono stati riportati con l’uso di venlafaxina, specialmente in casi di overdose o in pazienti con altri fattori di rischio per il prolungamento dell’intervallo QTc e per TdP. La valutazione dei rischi e benefici deve essere considerata prima di prescrivere venlafaxina ai pazienti ad alto rischio di grave aritmia cardiaca o di prolungamento dell’intervalloQTc (vedere paragrafo 5.1).

INTERAZIONI

Inibitori delle monoaminoossidasi. (I-MAO). I-MAO irreversibili non selettivi: la venlafaxina non deve essere usata in combinazione con I-MAO irreversibili non selettivi. Non si deve iniziare l’uso di venlafaxina per almeno 14 giorni dopo l’interruzione del trattamento con un I-MAO irreversibile non selettivo. Si deve interrompere il trattamento con la venlafaxina almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento conun I-MAO irreversibile non selettivo (vedere paragrafi 4.3 e 4.4). Inibitore selettivo reversibile della MAO-A (moclobemide): l’associazione della venlafaxina con un I-MAO reversibile e selettivo, come la moclobemide, non e’ raccomandata, a causa del rischio di sindrome serotoninergica. Dopo il trattamento con un I-MAO reversibile, va osservato unperiodo di wash-out di almeno 14 giorni prima di iniziare il trattamento con venlafaxina. Si raccomanda di interrompere l’assunzione di venlafaxina almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un I-MAOreversibile (vedere paragrafo 4.4). I-MAO non selettivi reversibili (linezolid): l’antibiotico linezolid e’ un debole I-MAO reversibile e non selettivo, e non deve essere prescritto ai pazienti in trattamento con venlafaxina (vedere paragrafo 4.4). Gravi reazioni avverse sono state riportate in pazienti che avevano recentemente interrotto la terapia con I-MAO e cominciato quella con venlafaxina, o avevano recentemente interrotto la terapia con venlafaxina prima di iniziare quella con I-MAO. Queste reazioni includevano tremore, mioclonia, diaforesi, nausea, vomito, vampate, capogiro e ipertermia con manifestazioni rassomiglianti la sindrome neurolettica maligna, convulsioni e morte. Sindromeserotoninergica: come con altri farmaci serotoninergici, con venlafaxina si puo’ verificare la sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, soprattutto con l’uso concomitantedi altri farmaci che possono modulare il sistema di neurotrasmissioneserotoninergica (come i triptani, gli SSRI, gli SNRI, le amfetamine, il litio, la sibutramina, l’erba di San Giovanni [ Hypericum perforatum], il fentanil e i suoi analoghi, il tramadolo, il destrometorfano, il tapentadolo, la petidina, il metadone e la pentazocina), con medicinali che interferiscono con il metabolismo della serotonina (come gli I-MAO per es. blu di metilene), con precursori della serotonina (come isupplementi di triptofano) o con antipsicotici o altri antagonisti della dopamina (vedere paragrafi 4.3 e 4.4). Se il trattamento concomitante con venlafaxina ed un SSRI, un SNRI o con un agonista del recettore della serotonina (triptano) e’ clinicamente giustificato, si raccomanda un’attenta osservazione del paziente, soprattutto all’inizio del trattamento e agli incrementi di dose. L’uso concomitante di venlafaxina e di precursori della serotonina (come i supplementi del triptofano)non e’ raccomandato (vedere paragrafo 4.4). Medicinali che agiscono sul Sistema Nervoso Centrale (SNC): il rischio dell’utilizzo di venlafaxina in combinazione con altri medicinali che agiscono sul SNC non e’ stato valutato in modo sistematico. Pertanto, si deve usare cautela quando la venlafaxina e’ assunta in combinazione con altri farmaci che agiscono sul SNC. Etanolo: e’ stato dimostrato che la venlafaxina non aumenta la compromissione delle capacita’ mentali e motorie causata dall’etanolo. Comunque, si deve raccomandare ai pazienti di evitare il consumo di alcool, come con tutti gli altri medicinali attivi sul SNC. Tuttavia, come con tutte le sostanze attive sul SNC, i pazienti devono essere avvisati di evitare il consumo di alcol. Medicinali che prolungano l’intervallo QT: il rischio di un prolungamento dell’intervallo QTc e/o di aritmie ventricolari (per es. TdP) e’ aumentato con l’uso concomitante di altri medicinali che prolungano l’intervallo QTc. La co-somministrazione di tali medicinali deve essere evitata (vedere paragrafo 4.4). Classi rilevanti includono: antiaritmici di classe Ia e III (per es. chinidina, amiodarone, sotalolo, dofetilide); alcuni antipsicotici (per es. tioridazina); alcuni macrolidi (per es. eritromicina); alcuni antistaminici; alcuni antibiotici chinolonici (per es. moxifloxacina). Il suddetto elenco non e’ esaustivo ed altri medicinali noti per prolungare in modo significativo l’intervallo QT devono essere evitati. Effetti di altri medicinali sulla venlafaxina. Ketoconazolo (inibitore del CYP3A4): uno studio di farmacocinetica con il ketoconazolo inmetabolizzatori forti (MI) e in metabolizzatori deboli (MP) del CYP2D6 ha fornito risultati di AUC piu’ alte sia di venlafaxina (70% e 21% in soggetti MP e MI del CYP2D6, rispettivamente) che di O-desmetilvenlafaxina (33% e 23% in soggetti MP e MI del CYP2D6, rispettivamente) a seguito della somministrazione di ketoconazolo. L’uso concomitante di venlafaxina con inibitori del CYP3A4 (ad es.: atazanavir, claritromicina, indinavir, itraconazolo, voriconazolo, posaconazolo, ketoconazolo,nelfinavir, ritonavir, saquinavir, telitromicina) puo’ aumentare i livelli di venlafaxina e di O-desmetilvenlafaxina. Pertanto si raccomanda cautela se la terapia del paziente comprende l’uso concomitante di venlafaxina e di un inibitore del CYP3A4. Effetto della venlafaxina su altri medicinali. Litio: con l’uso concomitante di venlafaxina e litiopuo’ verificarsi la sindrome serotoninergica (vedere Sindrome serotoninergica). Diazepam: la venlafaxina non ha effetto sulla farmacocinetica e sulla farmacodinamica del diazepam e del suo metabolita attivo, il desmetildiazepam. Il diazepam non influenza la farmacocinetica ne’ della venlafaxina ne’ del suo metabolita attivo O-desmetilvenlafaxina. Non e’ noto se ci sia interazione di tipo farmacocinetico e/o farmacodinamico con altre benzodiazepine. Imipramina: la venlafaxina non influenza la farmacocinetica dell’imipramina e della 2-OH-imipramina. Si e’osservato un incremento dose-dipendente della AUC della 2-OH-desipramina da 2,5 a 4,5 volte quando la venlafaxina e’ stata somministrata a dosi da 75 mg a 150 mg/die.

EFFETTI INDESIDERATI

Riassunto del profilo di sicurezza: le reazioni avverse riportate come molto comuni (>1/10) negli studi clinici sono state nausea, secchezza delle fauci, cefalea e sudorazione (incluso sudore notturno). Elencodelle reazioni avverse: le reazioni avverse sono elencate di seguito secondo classe sistemica d’organo, classe di frequenza e in ordine decrescente di gravita’ all’interno di ogni classe di frequenza. Le frequenze sono definite come: molto comune (>=1/10), comune (>=1/100 e <1/10), non comune (>=1/1.000 e <1/100), raro (>=1/10.000 e < 1/1.000), molto raro (<1/10.000), frequenza non nota (non puo’ essere stimata dai dati disponibili). Patologie del sistema emolinfopoietico. Raro: agranulocitosi*, anemia aplastica*, pancitopenia* e neutropenia*; molto raro: trombocitopenia*. Disturbi del sistema immunitario. Raro: reazione anafilattica*. Patologie endocrine. Raro: secrezione inappropriata di ormone antidiuretico*; molto raro: prolattina ematica aumentata*. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Comune: appetito ridotto; raro: iponatremia*. Disturbi psichiatrici. Molto comune: insonnia; comune: stato confusionale*, depersonalizzazione*, sogni anomali, nervosismo, libido diminuita, agitazione* anorgasmia; non comune: mania, Ipomania, allucinazioni, derealizzazione, orgasmo alterato, bruxismo*, apatia; raro: delirio*; frequenza non nota: ideazione suicidaria e comportamento suicida^a, aggressivit?^b. Patologie del sistema nervoso. Molto comune: cefalea*^c capogiro, sedazione; comune: acatisia*, tremore, parestesia, disgeusia; non comune: sincope, mioclono, disturbo dell’equilibrio*, coordinazione anormale, discinesia*; raro: sindrome maligna daneurolettici (nms)*, sindrome da serotonina*, convulsione, distonia*;molto raro: discinesia tardiva*. Patologie dell’occhio. Comune: compromissione della visione, disturbo dell’accomodazione compresa visione offuscata, midriasi; raro: glaucoma ad angolo chiuso*. Patologie dell’orecchio e del labirinto. Comune: tinnito*; frequenza non nota: vertigine. Patologie cardiache. Comune: tachicardia, palpitazioni*; raro: torsioni di punta*, tachicardia ventricolare*, fibrillazione ventricolare, intervallo qt dell’elettrocardiogramma, prolungato *; frequenza nonnota: cardiomiopatia da stress (cardiomiopatia takotsubo)*. Patologievascolari. Comune: ipertensione, vampata di calore; non comune: ipotensione ortostatica, ipotensione*. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: dispnea*, sbadiglio; raro: malattia polmonare interstiziale*, eosinofilia polmonare*. Patologie gastrointestinali. Molto comune: nausea, bocca secca, costipazione; comune: diarrea*, vomito; non comune: emorragia gastrointestinale*; raro: pancreatite*. Patologie epatobiliari. Non comune: test di funzione epatica anormale*; raro: epatite*. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Molto comune: iperidrosi* (compresa sudorazione notturna)*; comune: rash, prurito*; non comune: orticaria*, alopecia*, ecchimosi, angioedema*, reazione di fotosensibilit?; raro: sindrome di stevens -johnson*, necrolisiepidermica tossica*, eritema multiforme*. Patologie del sistema muscolo scheletrico e del tessuto connettivo. Comune: ipertonia; raro: rabdomiolisi*. Patologie renali e urinarie. Comune: difficolt? iniziale alla minzione, ritenzione urinaria, pollachiuria*; non comune: incontinenza urinaria*. Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella. Comune: menorragia*, metrorragia*, disfunzione erettile, disturbo dell’eiaculazione; frequenza non nota: emorragia postparto**. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: affaticamento, astenia, brividi*; molto raro: emorragia della mucosa*.Esami diagnostici. Comune: peso diminuito, peso aumentato, colesterolo ematico aumentato; molto raro: tempo di sanguinamento prolungato*. *Reazioni avverse al farmaco identificate successivamente all’immissione in commercio ** Questo evento e’ stato segnalato per la classe terapeutica degli SSRI / SNRI (vedere paragrafi 4.4 e 4.6). ^a Casi di ideazione suicidaria e comportamenti suicidari sono stati riportati durante la terapia con venlafaxina o immediatamente dopo l’interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4). ^b Vedere paragrafo 4.4 ^c Nell’analisi complessiva dei risultati degli studi clinici, l’incidenza di cefalea con venlafaxina e con placebo e’ risultata simile. Interruzione del trattamento: l’interruzione del trattamento con venlafaxina (soprattutto quando brusca) comporta comunemente sintomi da sospensione. Le reazioni piu’ comunemente riportate sono capogiro, disturbi sensoriali(inclusa parestesia), disturbi del sonno (inclusi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore, vertigini, cefalea e sindrome influenzale. Generalmente tali eventi sono da lievi a moderati ed auto-limitanti; tuttavia in alcuni pazienti possono essere gravi e/o prolungati. Pertanto si raccomanda di interrompere gradualmente l’assunzione di farmaco, con riduzione progressiva della dose, quando il trattamento con venlafaxina non sia piu’ necessario. Tuttavia, in alcuni pazienti si sono verificate aggressivita’ grave e ideazione suicidaria quando la dose e’ stata ridotta o durante la sospensione (vedere paragrafi 4.2 e 4.4). Popolazione pediatrica: in generale, il profilo delle reazioni avverse da venlafaxina riscontrate in studi clinici controllati verso placebo nei bambini e negli adolescenti (di eta’ compresa tra 6 e 17 anni) e’ stato simile a quello osservato negli adulti. Come per gli adulti sono stati osservati diminuzione dell’appetito, perdita di peso, ipertensione arteriosa e aumento del colesterolo serico (vedere paragrafo 4.4). In studi clinici pediatrici e’ stata osservata come reazione avversa l’ideazione suicidaria. Ci sono stati anche aumentati casi di ostilita’ e, soprattutto nel disturbo depressivo maggiore, autolesionismo. Le seguenti reazioni avverse sono state osservate in particolare nei pazienti pediatrici: dolore addominale, agitazione, dispepsia, ecchimosi, epistassi e mialgia. Segnalazione delle reazioni avverse sospette. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale e’ importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari e’ richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. .

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Gravidanza: non sono disponibili dati adeguati sulla somministrazionedi venlafaxina a donne in gravidanza. Studi su animali hanno mostratotossicita’ sulla riproduzione (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per l’uomo e’ sconosciuto. La venlafaxina deve essere somministrata a donne in gravidanza solo se i benefici attesi superano ogni possibile rischio. Come per altri inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRIs/SNRIs), i sintomi da sospensione possono presentarsi neineonati se la venlafaxina e’ utilizzata fino alla nascita o fino a poco prima. Alcuni neonati esposti alla venlafaxina alla fine del terzo trimestre hanno sviluppato complicazioni che hanno richiesto alimentazione artificiale, supporto respiratorio o ospedalizzazione prolungata.Tali complicazioni possono presentarsi immediatamente al momento del parto. I dati osservazionali indicano un aumento del rischio (meno di 2 volte) di emorragia postparto a seguito di esposizione a SSRI / SNRIentro il mese precedente il parto (vedere paragrafi 4.4 e 4.8). Dati epidemiologici hanno suggerito che l’utilizzo di SSRI durante la gravidanza, in particolare verso il termine della gravidanza, puo’ aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente del neonato (PPHN).Sebbene nessuno studio ha indagato la relazione tra l’impiego di SSRIe l’ipertensione polmonare persistente del neonato (PPHN), non puo’ essere escluso il potenziale rischio con venlafaxina, in considerazionedel meccanismo d’azione (inibizione della ricaptazione della serotonina). I seguenti sintomi possono essere osservati nei neonati se le madri hanno assunto un SSRI/SNRI verso il termine della gravidanza: irritabilita’, tremore, ipotonia, pianto persistente e difficolta’ a succhiare o ad addormentarsi. Questi sintomi possono essere dovuti a effettiserotoninergici o a sintomi da esposizione. Nella maggior parte dei casi, queste complicazioni sono state osservate immediatamente o nelle 24 ore successive al parto. Allattamento: la venlafaxina e il suo metabolita attivo, la O-desmetilvenlafaxina, sono escrete nel latte materno. Ci sono state segnalazioni post-marketing di neonati allattati al seno che hanno manifestato pianto, irritabilita’ e disturbi del sonno. Sintomi da sospensione del farmaco sono stati osservati nei neonati dopo l’interruzione dell’allattamento. Non si puo’ escludere un rischio per il lattante. Pertanto, si deve scegliere se continuare/interrompere l’allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con Zarelis, tenendo in considerazione il beneficio dell’allattamento al seno per il bambino ed il beneficio della terapia con Zarelis per la donna.Fertilita’: in uno studio in cui ratti maschi e femmine sono stati esposti alla O-desmetilvenlafaxina e’ stata evidenziata una riduzione della fertilita’. La rilevanza clinica di questo dato per l’uomo non e’ nota (vedere paragrafo 5.3).

Forma farmaceutica

COMPRESSE RILASCIO PROLUNGATO

Scadenza

24 MESI

Confezionamento

BLISTER